“Orazio Gentileschi. La fuga in Egitto e altre storie dell’infanzia di Gesù” – Cremona

A Cremona una mostra per riscoprire Orazio Gentileschi
“Orazio Gentileschi. La fuga in Egitto e altre storie dell’infanzia di Gesù” – https://fb.watch/2X29MBLmm-/

A causa dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19 la mostra ha subìto periodi di sospensione, per restare aggiornati andate sul sito www.comune.cremona.it .

 

Ad arricchire la mostra dedicata al tema della “Fuga” sarà possibile ammirare opere di artisti quali Dürer, Procaccini, Rembrandt e Tiepolo.

La Mostra: “Orazio Gentileschi. La fuga in Egitto e altre storie dell’infanzia di Gesù” era prevista dal dal 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021 al Museo Civico “Ala Ponzone”

‼️La Mostra di Orazio Gentileschi. La fuga in Egitto e altre storie dell’infanzia di Gesù si sarebbe dovuta dapprima svolgere a marzo 2020, ma sospesa a causa del lockdown per l’emergenza sanitaria da Covid-19. La Mostra è stata rinviata dal 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021
Dal prossimo 10 ottobre, per la prima volta, alla Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona, si potranno così finalmente ammirare l’una di fianco all’altra due versioni del Riposo durante la fuga in Egitto, capolavori di Orazio Gentileschi, in un questa mostra promossa dal Comune di Cremona, Settore Cultura e Musei, e curata dal conservatore della Pinacoteca Mario Marubbi.
Accanto alle due magnifiche tele, la prima del Kunsthistorisches Museum di Vienna e la seconda di collezione privata, la mostra proporrà una selezione di altri dipinti, sculture, avori, incisioni sulla popolare “Fuga” tramandata dal solo Vangelo di Matteo ma protagonista dei Vangeli apocrifi.
Due tele eguali, di mano di Orazio Gentileschi, realizzate l’una dopo l’altra, dedicate al racconto del “Riposo durante la fuga in Egitto”. Un tema che, così come splendidamente ricreato dal Gentileschi, affascinò diversi committenti. Tanto che, accanto alle due versioni riunite a Cremona, se ne conoscono altre due, l’una al Louvre e al Birmingham Museum la seconda. Dipinti che sono riconosciuti tra i più intriganti del primo Seicento italiano.

Padre della più famosa Artemisia Gentileschi, la figura di Orazio è stata offuscata nel tempo dalla fama di padre simil padrone. Interessato a difendere più l’onore della famiglia che quello della figlia durante il processo di stupro che la vide coinvolta, è stato anche un grande pittore d’ispirazione caravaggista, apprezzato in tutta Europa. 

Per la prima volta nella storia è possibile ammirare le due versioni, una di fianco all’altra, del “Riposo durante la fuga in Egitto” di Orazio Gentileschi, una appartenente a collezione privata e l’altra data in prestito dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.

Ospitata dalla Pinacoteca “Ala Ponzone” di Cremona e curata da Mario Marubbi, la mostra sarà aperta dal 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021 e comprende una selezione di dipinti, sculture ed incisioni sulla famosa “Fuga”, episodio raccontato nel Vangelo di Matteo e nei Vangeli apocrifi. Un’occasione più unica che rara di riscoprire il talento pittorico del padre di Artemisia Gentileschi.

Orazio Gentileschi: Riposo durante la fuga in Egitto, Ex J P Getty Museum

Orazio Gentileschi (1563-1639) fu un importante esponente toscano del caravaggismo in Italia e in Europa. Durante il soggiorno romano in cui svolse il primo tirocinio formativo, nel 1600 incontrò Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. Fu il punto di svolta della sua carriera, poiché abbandonò il manierismo toscano di cui subì le influenze in gioventù per rinnovare il suo stile. Lasciò Roma dopo il processo per stupro che vide coinvolta la figlia Artemisia, anch’essa pittrice, e si trasferì a Fabriano nelle Marche dove è possibile trovare tracce del suo passaggio artistico. Grazie al suo talento venne chiamato da diverse corti europee, tra cui quella francese di Maria de’ Medici e quella inglese di Carlo I.

Il talento pittorico e la fama della figlia hanno, nel corso degli anni, messo in ombra il suo, relegando Orazio ad un uomo egoista e non curante del benessere di Artemisia. Egli infatti seppe sin da subito il torto che Agostino Tassi, suo collega pittore, fece alla giovane, ma sperava in un matrimonio riparatore che potesse cancellare il misfatto agli occhi della comunità. Dopo una lunga trafila giudiziaria Tassi venne condannato, ma non scontò mai la pena. I Gentileschi, padre e figlia, non videro mai il torto riparato.