Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600 – Milano

Le Signore dell’Arte. – Storie di donne tra ‘500 e ‘600 –
Martedì 2 Marzo 2021 – Martedì 27 Luglio 2021 –
sede: Palazzo Reale di Milano (Milano).
cura: Anna Maria Bava, Gioia Mori, Alain Tapié.
Le sale di Palazzo Reale di Milano ospitano una mostra unica dedicata alle più grandi artiste vissute tra ‘500 e ‘600: Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni e molte altre.
Le Signore dell’ Arte – Mostra
Dal 2 marzo al 27 luglio 2021, le sale di Palazzo Reale di Milano ospitano una mostra unica dedicata alle più grandi artiste vissute tra ‘500 e ‘600:
Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni e molte altre.
La mostra è promossa dal Comune di Milano-Cultura e realizzata da Palazzo Reale e Arthemisia e aderisce al palinsesto I talenti delle donne, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dedicato all’universo delle donne, focalizzando l’attenzione, per tutto il 2020 e fino ad aprile 2021, sulle loro opere, le loro priorità e le loro capacità.
Con la mostra Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600, l’arte e le incredibili vite di 34 diverse artiste vengono oggi riscoperte attraverso oltre 150 opere, a testimonianza di un’intensa vitalità creativa tutta al femminile, in un singolare racconto di appassionanti storie di donne già “moderne”.
Vi sono le artiste più note ma anche quelle meno conosciute al grande pubblico, ci sono nuove scoperte, come la nobile romana Claudia del Bufalo, che entra a far parte di questa storia dell’arte al femminile, e ci sono opere esposte per la prima volta come la Pala della Madonna dell’Itria di Sofonisba Anguissola, realizzata in Sicilia, a Paternò, nel 1578 e mai uscita prima d’ora dall’isola; così come lascia per la prima volta Palermo la pala di Rosalia Novelli Madonna Immacolata e san Francesco Borgia, unica opera certa dell’artista, del 1663, della Chiesa del Gesù di Casa Professa; o la tela Matrimonio mistico di Santa Caterina di Lucrezia Quistelli del 1576, della parrocchiale di Silvano Pietra presso Pavia.
Sotto la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, le opere selezionate per la mostra provengono da ben 67 prestatori diversi, tra cui – a livello nazionale – le gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, Castello Sforzesco, Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei Reali di Torino e la Pinacoteca nazionale di Bologna e – dall’estero – dal Musée des Beaux Arts di Marsiglia e il Muzeum Narodowe di Poznan (Polonia).
Tra le eroine in mostra a Palazzo Reale domina per celebrità la figura di Artemisia Gentileschi: figlia di Orazio, icona di consapevolezza e rivolta, artista e imprenditrice, la sua arte rivaleggia con quella degli stessi pittori uomini dell’epoca e il suo successo la porta allo scarto dalla sua categoria sociale; un esempio di lotta contro l’autorità e il potere artistico paterno, contro il confinamento riservato alle donne.
Di Sofonisba Anguissola – cremonese che visse oltre dieci anni alla corte di Filippo II a Madrid, per poi spostarsi in Sicilia quando sposa il nobile Fabrizio Moncada, a Genova dopo il secondo matrimonio con Orazio Lomellini, e di nuovo in Sicilia, dove fu visitata da Antoon van Dyck nel 1624 – saranno esposti capolavori assoluti come la Partita a scacchi (del 1555 e proveniente dal Muzeum Narodowe di Poznan, Polonia), la già citata Pala della Madonna dell’Itria (1578), che è stata oggetto di un importante restauro realizzato grazie alla collaborazione con il Museo civico Ala Ponzone di Cremona.
E ancora Lavinia Fontana – bolognese e figlia del pittore manierista Prospero Fontana -, che a 25 anni sposa il pittore imolese Giovan Paolo Zappi alla sola condizione di poter continuare a dipingere, facendo così del marito il proprio assistente – in mostra con 14 opere, tra cui l’Autoritratto nello studio (1579) degli Uffizi, la Consacrazione alla Vergine (1599) del Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, e alcuni dipinti di soggetto mitologico di rara sensualità.
E poi ancora la pittrice bolognese Elisabetta Sirani, in mostra con potenti tele in cui sono raffigurati il coraggio femminile e la ribellione di fronte alla violenza maschile, come in Porzia che si ferisce alla coscia (1664) e in Timoclea uccide il capitano di Alessandro Magno (1659) del Museo di Capodimonte di Napoli; Ginevra Cantofoli, con Giovane donna in vesti orientali (seconda metà del XVII); Fede Galizia con l’iconica Giuditta con la testa di Oloferne (1596); Giovanna Garzoni, altra modernissima donna che visse tra Venezia, Napoli, Parigi e Roma, in mostra con rare e preziose pergamene.
LA MOSTRA
Figlie, mogli, sorelle di pittori, o a volte donne di religione: la mostra Le Signore dell’Arte presenta non solo la grandiosa abilità compositiva di queste pittrici, ma – attraverso il racconto delle loro storie personali – guarda al ruolo da loro rivestito nella società del tempo, al successo raggiunto da alcune di esse presso le grandi corti internazionali, alla loro capacità di sapersi relazionare, distinguere e affermare trasformandosi in vere e proprie imprenditrici, e di sapersi confrontare con i loro ideali e diversi stili di vita.
Queste pittrici sfidano l’universo dell’arte “al maschile”, adottando le canoniche regole compositive e iconografiche riuscendo però ad apportare inediti guizzi inventivi ed espressioni audaci.
Una “maniera” resa non soltanto attraverso il ritratto – centro dinamico dell’espressione pittorica, che limita lo spazio e rende la carne, la stoffa, il dettaglio, luoghi privilegiati dello sguardo – ma anche tramite la loro produzione religiosa, mitologica e di genere, spaziando a tutto campo nei loro diversificati percorsi umani e stilistici.
Che siano ritratti o composizioni simboliche di frutti e fiori, i soggetti ritratti diventano potenti strumenti di libertà dell’espressione, testimoni dei misteri della psiche in bilico tra virtù e pathos sordo e doloroso, dalla carica eroica intima e quotidiana ma che a volte raggiunge un’ampiezza teatrale che mescola l’esistenza con la storia.
Donne che fanno, tutte, della pittura la loro professione, al di fuori delle botteghe dei Maestri. Un percorso, che porterà alcune di loro a far parte delle Accademie del tempo: Artemisia Gentileschi viene ammessa all’Accademia del disegno di Firenze nel 1616; della prestigiosa Accademia di San Luca a Roma faranno parte Giovanna Garzoni, Anna Maria Vaiani, Virginia Vezzi, Maddalena Corvina, Plautilla Bricci, Elisabetta Sirani, Diana Scultori e Maddalena Corvina.
A legittimare la figura della donna artista nella storiografia contemporanea è già il Vasari che introduce nelle due edizioni delle Vite (1550 e 1568) il racconto dell’attività della scultrice bolognese Properzia de’ Rossi alla quale dedica un’intera biografia, ma cita anche altre donne che si sono distinte nella pratica artistica.
Ma è con Chiara Varotari ed Elisabetta Sirani, che si arriva all’apertura rispettivamente a Venezia e a Bologna delle prime scuole d’arte per sole donne.
Nomi altisonanti ma non solo: la mostra, porta in evidenza anche una costellazione di giovani talentuose che, seppur con storie e percorsi differenti, fanno comprendere come il ruolo delle donne acquisito nel corso del XVI e XVII secolo non sia legato solo a singoli episodi sporadici o straordinari, ma è un fenomeno che abbraccia, con caratteristiche diverse, tutta l’Italia.
Tante sono le storie raccontate: esistenze vissute fra le mura dei conventi, come quelle della fiorentina Plautilla Nelli, la piemontese Orsola Maddalena Caccia, la romana Lucrina Fetti; storie di raffinate ricamatrici lombarde come Caterina Cantoni e Antonia Pellegrini; le ricercatissime fioriste come Margherita Caffi, Francesca e Giovanna Vincenzina, Anna Stanchi; artiste di grande garbo come la ravennate Barbara Longhi e la bolognese Ginevra Cantofoli; pittrici venete di grande fama anche se note per rare opere come Marietta Robusti (figlia di Tintoretto) e Chiara Varotari (sorella del Padovanino), la viterbese Virginia Vezzi, moglie e compagna artistica di Simon Vouet, la celebre “architettora” romana Plautilla Bricci, la siciliana Rosalia Novelli; le famose “incisore” Diana Ghisi e Anna Maria Vaiani; e artiste che, allo stato attuale degli studi, sono ancora poco più che dei nomi come Claudia Del Bufalo, Maddalena Corvina e Maddalena Natali.
Main sponsor della mostra Fondazione Bracco.
La Fondazione nasce dal patrimonio di valori maturati nei 90 anni di storia del Gruppo Bracco, con l¹intento di creare e diffondere espressioni della cultura, dell’arte e della scienza quali mezzi per migliorare la qualità della vita e la coesione sociale. Particolare attenzione viene riservata all¹universo femminile e dunque con entusiasmo Fondazione Bracco ha aderito al progetto della mostra, inserito nel palinsesto I Talenti delle donne ideato dal Comune di Milano e dedicato alle protagoniste del pensiero creativo, dalle figure esemplari del passato alle molte testimoni di oggi nel mondo dell¹arte, della cultura, dell’imprenditoria, dello sport, della scienza.
La mostra presenta artiste celeberrime accanto ad autrici poco conosciute, che meritano di essere studiate e valorizzate a testimonianza di una intensa e sorprendente vita creativa.
Special partner Ricola.
L’evento è consigliato da Sky Arte.
Il catalogo è edito da Skira.
Hashtag ufficiale
MOSTRA: Martedì 2 Marzo 2021 – Martedì 27 Luglio 2021 – MILANO